Ciarambino: «Tetti di spesa esauriti e Regione non applica norma che prevede la copertura delle prestazioni»

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Valeria Ciarambino

NAPOLI – “Dallo scorso mese di ottobre e fino al 31 dicembre in Campania è negato il diritto alla salute e all’assistenza. I tetti di spesa, ovvero i fondi per il privato convenzionato, si sono esauriti e i cittadini sono costretti a pagarsi di tasca propria tutte le prestazioni, incluse quelle oncologiche. Una situazione drammaticamente strutturale nella nostra regione, aggravatasi inevitabilmente a seguito dell’emergenza pandemica. Eppure la Regione Campania ha un piano regionale delle liste di attesa che definisce percorsi di garanzia per tutti i cittadini che necessitano di cure e assistenza. In base a questo piano, laddove il pubblico e il privato convenzionato non sono accessibili, in quanto i tempi biblici delle liste di attesa non sono compatibili con il diritto alla salute, i cittadini possono curarsi in regime di itramoenia e i costi li paga il Servizio sanitario regionale. Ai cittadini, in tal caso, spetterebbe solo la copertura del ticket. Una previsione che potrebbe venire coperta con gli oltre 40 milioni destinati al recupero delle liste d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, grazie a una mozione a mia firma approvata all’unanimità nel luglio scorso, ma che ad oggi è rimasta inspiegabilmente sulla carta”. Lo denuncia la vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e capogruppo regionale M5S Valeria Ciarambino, nel corso della seduta di question time.

“Dalle decine di segnalazioni che riceviamo ogni giorno – rivela Ciarambino – abbiamo appreso che la Regione non ha emanato alcun atto o circolare che contempli la copertura delle spese per quelle prestazioni che nel pubblico sono inaccessibili per l’enormità delle liste d’attesa e che nel privato convenzionato sarebbero a pagamento per l’esaurimento dei tetti di spesa. Un vuoto che va colmato subito. Io continuerò a battermi con ogni strumento a mia disposizione, perché non è possibile accettare con rassegnazione che in Campania non ci si possa più curare”.

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