Mirea Flavia Stellato, quando in palcoscenico l’ansia è di scena

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NAPOLI – In una società in cui lo stress e l’ansia fanno parte della vita quotidiana, appare interessante approfondire l’argomento grazie all’esperienza diretta di una giovane e nota attrice come Mirea Flavia Stellato (nella foto). Un tema serio e complesso che vede al primo posto la cosiddetta ansia da prestazione, ovvero, quel timore incombente per il manifestarsi di una difficoltà nei più svariati ambiti (dal lavorativo allo scolastico ed ancora, dal relazionale al sessuale e allo sportivo) da parte di un individuo che ritiene assolutamente necessario il successo o il raggiungimento di un obiettivo in tali situazioni. Ed è appunto discutendo di ansia da prestazione in ambito lavorativo, o nel caso in ambito teatrale, che l’attrice Stellato interviene per chiarire i dettagli del problema sulla base della personale esperienza. «Ho approfittato di questa mia condizione di vittima dell’ansia- ha spiegato la nota attrice e giornalista più volte vista al cinema e in teatro accanto a Vincenzo Salemme- per esaminare il fenomeno, per così dire, anche dall’interno. Ed è stato proprio questo espediente ad alleviare la mia sofferenza. La necessità di concentrarmi sui fatti mi distraeva, mi portava ad estraniarmi, come se stessi esaminando un’altra persona. Poi le ricerche fatte e la lettura di tanti libri, mi hanno fatto capire  che buona parte della popolazione soffre di ansia. Così partendo dal vecchio detto “mal comune mezzo gaudio” mi sono sentita un po’ rincuorata. Tuttavia c’è da dire che l’ansia da prestazione sul lavoro (la mia tesi di laurea magistrale l’ho intitolata proprio “Ansia: Contratto a Tempo Indeterminato”) è davvero subdola. Per me specialmente, catapultata al fianco di un maestro come Vincenzo Salemme, in una Compagnia di professionisti, ogni sera davanti a un migliaio di spettatori… dal vivo. Così, per provare a risolvere la difficile ma gestibile condizione ogni sera ho provato a immaginare di essermi impossessata di un corpo (il mio) e di pilotarlo. Un accorgimento che mi ha aiutato molto e che mi ha anche portato a raccogliere riflessioni e appunti, in camerino, dopo lo spettacolo».

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