NAPOLI – Continua con successo la programmazione del “Campania Teatro Festival” diretto da Ruggero Cappuccio. Il 28 e il 29 giugno alle ore 21 nel Giardino Paesaggistico Pastorale al Bosco di Capodimonte (Porta Miano) è la volta di “Peppe Diana. Il Coraggio di avere Paura”, il lavoro scritto da Gaetano Liguori (che ne firma pure la regia) insieme a Ciro Villano. Con l’adattamento di Giovanna Pignieri, lo spettacolo vede tra i protagonisti Ciro Liucci e Ciro Esposito con Mario Lucarelli, Giancarlo De Simone, Rosaria Russo, Giuseppe Brunetti e gli attori dell’ Accademia di formazione del Teatro Totò. Prodotto dal Teatro Totò per l’atto unico della durata di un’ora e mezza già si prospetta un tutto esaurito per entrambe le serate. “L’Accademia delle Arti Teatrali del Teatro del Totò, dalla quale provengono in massima parte gli attori dello spettacolo – ha scritto il regista Gaetano Liguori- è da sempre impegnata nel completare, affrontando tematiche sociali come queste, non solo il percorso artistico dei giovani ma soprattutto quello umano e di vita. Tematiche sociali, argomenti formativi per i giovani attori che il teatro Totò negli anni ha già affrontato con gli spettacoli: “Scetate Maestà” ambientato durante la rivoluzione napoletana del 1799, ”’O juorno ‘e San Michele” di Elvio Porta dove si affrontava la questione meridionale e “Al di là del mare- per non dimenticare”, dove si puntavano i riflettori sul femminicidio, tema quanto mai attuale negli ultimi tempi. Siamo nella chiesa di San Nicola a Casal di Principe, sono le 7:25 del 19 Marzo 1994 è San Giuseppe. Don Peppino Diana dirà messa molto presto quella mattina, poi si recherà ad Aversa all’ITIS A. Volta dove insegna. Per il pomeriggio i suoi amici gli hanno preparato una piccola festa per il suo onomastico, ma quella festa e quella messa annunciata per le 7:30 non saranno mai celebrate. I killer della camorra spezzeranno la sua vita con quattro colpi di pistola sparati a bruciapelo con rara ferocia in pieno viso. Peppino tre giorni prima della sua morte, era stato interrogato in procura sui rapporti d’affari tra politica e camorra. Solo qualche mese prima aveva organizzato una fiaccolata anticamorra che aveva coinvolto però solo poche persone. Aveva firmato un documento di denuncia contro la malavita organizzata, si dava da fare per aiutare gli extracomunitari, lavorava con una comunità che si occupava dei tossicodipendenti e seguiva con passione il gruppo dei giovani scout. Un prete molto scomodo quindi, per chi fa del malaffare una regola di vita. Ecco perché muore a soli 36 anni Don Peppe. Voleva educare i giovani alla legalità, al rifiuto della convivenza con la camorra ed al suo sistema di potere. Probabilmente questa azione civica quotidiana gli è costata la giovane vita. Ecco quindi che il modo migliore per rendere onore alla sua memoria ci è sembrato quello realizzare uno spettacolo teatrale che ci parlasse di lui, della sua vita, dei suoi dilemmi, dei tanti dubbi che Don Peppe aveva avuto anche sull’atteggiamento della stessa chiesa nei confronti dei camorristi”.
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