Dallo street food di Viviani al ragù di ragù di Eduardo, un viaggio nella storia tra i sapori di Napoli

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NAPOLI – “La cucina nel teatro, nel cinema e nella poesia a Napoli – Dallo street food di Viviani al ragù di Eduardo”. E’ questo il titolo dell’incontro che si è svolto nella trattoria pizzeria “Ieri oggi domani”, in via Nazionale, 6 a Napoli, con il patron Pasquale Casillo, il giornalista Giuseppe Giorgio e l’attrice Antonella Morea. Grazie alla narrazione del critico Giorgio, esperto di enogastronomia e storia locale insieme agli interventi recitati da una popolare artista, ai partecipanti è stato offerto un momento ricco di emozioni diviso tra l’arte della scena, dei versi e della millenaria cucina napoletana. “Il momento del mangiare a Napoli – ha affermato il giornalista Giorgio – sia stato esso ricco di illustri e golosi commensali, sia stato esso motivo di stenti, desiderio e sofferenza, ha da sempre avuto un ruolo fondamentale capace di andare ben al di là della semplice necessità fisiologica. Un esempio? Il napoletano non direbbe mai andiamo a mangiarci una pizza, bensì andiamo a ‘farci’ una pizza, quasi per sottintendere una partecipazione spirituale all’atto che di lì a poco si sta per compiere”. “Anche nelle produzioni teatrali di matrice classica partenopea – ha continuato Giorgio – l’elemento della tavola e del convivio domestico, ricco o povero, rimane diffusamente utilizzato. Basta ricordare la celebre ‘Miseria e Nobiltà’ di Scarpetta in cui i poveri Don Felice Sciosciammocca insieme con gli sfortunati familiari Pasquale, Concetta e Pupella, in preda alla più nera della miseria, si avventano su di una tavolata giunta quasi per soprannaturale volere. E ancora, basta pensare alla celebre ‘Napoli Milionaria’ di Eduardo con le sue tavolate e il cibo venduto al mercato nero, alla sua famosa ‘Natale in casa Cupiello’, con il brodo vegetale ed il cenone della Vigilia con tanto di capitone, fino a giungere all’altra formidabile opera eduardiana: ‘Sabato, domenica e lunedì’, dove tra i protagonisti ad elevarsi, oltre la tavola, c’è una specialità chiamata ‘ragù'”. “Pure ne ‘Il Sindaco del Rione Sanità’- ha affermato infine il giornalista – il maggiore dei De Filippo non esita ad inserire il momento del convivio lasciando che il terribile finale della sua commedia si compia proprio durante una tavolata in casa del temuto Barracano. Pure Raffaele Viviani, indiscusso documentarista teatrale e poeta del cosiddetto ‘street food’, non venne meno alla regola. Non da meno il mondo della canzone e della poesia, tant’è che nei secoli sono stati molteplici i motivi e i testi di successo che hanno fatto riferimento alla tavola ed alle specialità gastronomiche partenopee”. Ad emergere è l’analisi del coinvolgimento della gastronomia napoletana nel teatro e nella poesia, nonchè l’osservazione dei territori dei più grandi autori partenopei, come Cortese, Basile, Di Giacomo, Viviani, Eduardo, E. A. Mario e Marotta. Per tutti, con l’ospitalità di un ristoratore attento alla storia e alla ricerca come Casillo, un trascinante racconto dedicato alla cucina napoletana che fu anche del Cavalcanti e del Corrado, insieme alle specialità preparate per l’occasione dallo chef Antonio Castellano e dal pizzaiolo Gianni Ostetrico. A tavola, tra teatro, cinema, canzoni e poesia, degnamente innaffiati da eccellenti vini campani, lo “spassatiempo” caro a Viviani, alcune specialità tipiche del cibo di strada a Napoli, e ancora la famosa pizza fritta “oggi a otto”, riportata in auge da Sofia Loren nel film tratto dall’opera di Giuseppe Marotta, “L’ oro di Napoli”, il celebre “ragù” tanto caro a Eduardo De Filippo e la sua “Pasta e piselli” del poemetto “Si cucine cumme vogli’i’…” fino a giungere al mitico “polpo all’insalata”, al “baccalà” e al “cefalo arrustuto”, cantato da Aurelio Fierro nella sua famosa “Ma tu vulive’ a pizza”. Non è mancato, infine, parlando di dolce, una “cosa seria” come il “babà”.

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