ROMA – È attesa nelle prossime ore la decisione della Corte Costituzionale sul ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri contro la legge regionale della Campania che consente il terzo mandato consecutivo per il governatore in carica. Il verdetto dovrebbe arrivare nel pomeriggio e potrebbe incidere in maniera significativa sul futuro politico della Regione guidata da Vincenzo De Luca.
Il nodo della questione riguarda il conflitto tra la normativa nazionale – che pone il limite dei due mandati consecutivi per i presidenti di Regione – e la legge regionale approvata lo scorso novembre a Napoli, che consente un’ulteriore ricandidatura. Il governo ha impugnato la norma campana, ritenendola incostituzionale, ma la Regione ha difeso con forza la propria autonomia statutaria.
Nel corso dell’udienza davanti alla Corte, i legali della Regione Campania – Giandomenico Falcon, Marcello Cecchetti e Aristide Police – hanno sostenuto che il divieto del terzo mandato “era in vari disegni di legge costituzionale ma fu espunto dal testo unificato perché attinente alla forma di governo regionale”. Secondo i legali, il legislatore ha dunque consapevolmente lasciato libertà alle Regioni su questo tema.
In particolare, è stato sottolineato che “solo lo Statuto regionale siciliano prevede esplicitamente il limite dei due mandati, trattandosi di una norma di livello costituzionale”. Questo, secondo la difesa della Regione Campania, dimostrerebbe che il limite dei mandati non può essere imposto per legge ordinaria ma deve rientrare nella potestà statutaria delle singole Regioni.
“Il tema non attiene alla materia elettorale – hanno spiegato i legali – ma alla forma di governo regionale, sulla quale le Regioni devono poter legiferare in autonomia”. È stato inoltre evidenziato che le Regioni Veneto, Marche e Campania hanno già legiferato in modo autonomo sul limite dei mandati, con differenze significative nei criteri adottati. In particolare, la legge campana tiene conto anche del mandato in corso, ampliando così le possibilità di ricandidatura.
La decisione della Corte Costituzionale sarà dunque cruciale per chiarire i margini di autonomia delle Regioni in materia di forma di governo e potrà avere conseguenze dirette sul destino politico del presidente De Luca, già al suo secondo mandato consecutivo.